All’interno di questa categoria sono raccolti tutti gli articoli del blog che trattano le terapie ed i trattamenti riguardanti l’articolazione della spalla.

“Mani che curano”: la chiropratica

Il corpo umano è un sistema molto complesso, basato su funzionamento e funzionalità calibrati (per natura) alla perfezione.

Nel corso della vita è normale, però, andare incontro a traumi, assumere posture errate, subire operazioni, oltre che dover anche fare i conti con altri tipi di fattori, come l’inquinamento ambientale, cibi addizionati artificialmente e stress emotivo, i quali generano disfunzioni che spesso si traducono in problemi riscontrabili in fastidi e dolori, come il mal di schiena.

Per affrontare e risolvere questo tipo di problematiche, senza dover ricorrere all’uso di farmaci, si può far riferimento all’aiuto di una professione sanitaria, basata sulla disciplina olistica, che si occupa della salute della persona nella sua interezza: la chiropratica.

Con il termine ”chiropratica” si intende una tipologia di medicina alternativa incentrata sulla manipolazione manuale della colonna vertebrale e sul benessere della persona, che trova il suo fondamento nell’equilibrio coesistente tra aspetto biochimico, strutturale e psicologico.

Quando la comunicazione tra sistema nervoso centrale (i.e. cervello e midollo spinale), muscoli e organi periferici funziona, i tre aspetti sopracitati lavorano in armonia e la persona è considerata essere in buona salute.

Una corretta struttura, allineamento e funzionalità della colonna vertebrale, quindi, sono necessari per il giusto funzionamento ed equilibrio dell’apparato neuro–muscolo-scheletrico ed è proprio su questo principio che si fonda la chiropratica.

Si calcola che, tra vita sedentaria e posture scorrette, l’80% della popolazione adulta soffra almeno una volta nella vita di lombalgia e cervicalgia e proprio per tale ragione, sempre più persone, oggigiorno, si affidano alle mani sapienti del chiropratico.

Chiropratica: un po’ di storia

Il termine “chiropratica” deriva dall’unione di due parole greche: “keir” e “praxis“, “mano” e “azione”. Di conseguenza, il significato letterale di chiropratica è “azione manuale“, o “azione con le mani“.

Secondo la definizione fornita dal Consiglio Generale di Chiropratica (General Chiropractic Council, o GCC), questa forma di medicina alternativa rappresenta “una professione sanitaria che ha interessi per la diagnosi, il trattamento e la prevenzione delle malattie meccaniche del sistema muscolo-scheletrico e per gli effetti che le suddette malattie hanno sulle funzioni del sistema nervoso e sullo stato di salute generale“.

Portata alla luce nel 1895 dal suo fondatore, il canadese Daniel David Palmer, la chiropratica ottenne i primi riconoscimenti da parte delle comunità mediche e da parte dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) solo negli anni ’90. In Italia, il suo riconoscimento legale risale al 2007. Nel corso degli anni, la chiropratica è stata riconosciuta anche dalla medicina classica in molti paesi del mondo. Negli Stati Uniti, ad esempio, è una terapia rimborsata dal sistema sanitario pubblico.

Per Daniel David Palmer molte malattie e disturbi muscolo-scheletrici sono il frutto di disallineamenti della colonna vertebrale, che non consentono al flusso di “energia vitale”, insito all’interno del corpo e generatore di salute, di scorrere fluentemente nell’organismo.

Cosa fa il chiropratico?

Il dottore in chiropratica, utilizzando criteri basati sulla biomeccanica e sulla neurologia, attraverso tecniche manuali sofisticate, riesce ad individuare le disfunzioni primarie e, conseguentemente, ad agire ripristinando il giusto funzionamento della colonna vertebrale, dell’apparato muscolo scheletrico e del sistema nervoso.

Riconducendo i problemi strutturali del corpo a squilibri tra articolazioni e nervi, e in particolare a quelli che riguardano la colonna spinale, il chiropratico, tratta il disturbo agendo a livello della colonna, così da evitare che possa interferire con i nervi presenti, provocandone la sublussazione e dando luogo a vari sintomi, come ad esempio: mal di schiena, dolore alla cervicale, cefalea, dolori alle spalle e collo, parestesia agli arti, sciatalgie, disturbi del ciclo mestruale e diversi altri disagi.

Oltretutto la chiropratica non cura solo il benessere del corpo, ma anche quello della mente attenuando i disturbi legati alla depressione e all’ansia.

Prima visita e trattamento

La peculiarità del lavoro svolto dal chiropratico è rappresentata dalla cosiddetta “manovra di aggiustamento”, che, con il ripristino del corretto stato della colonna, conduce il corpo all’auto-guarigione. È proprio durante la manovra di aggiustamento che avviene il caratteristico “scrocchio“, detto “scroscio articolare”, provocato dalla improvvisa diminuzione della pressione intra articolare con annessa produzione di formazioni gassose all’interno del liquido sinoviale delle articolazioni.

Durante la prima visita il chiropratico fa una valutazione ortopedica, neurologica e funzionale del paziente per capire se è idoneo ad essere sottoposto ai trattamenti. Normalmente, le sedute si svolgono con cadenza settimanale per poi, lentamente, distanziarsi su archi temporali maggiori. Quando la situazione si è stabilizzata, è molto utile fare dei controlli regolari, per poter mantenere le correzioni nel corso del tempo e, soprattutto, per evitare una recidiva.

Accade, a volte, che dopo il primo trattamento i sintomi si possano acutizzare. È bene ricordare che ciò è assolutamente normale, poiché il corpo sta reagendo, passando per un periodo di transizione, prima di raggiungere l’equilibrio dovuto.

Come si diventa dottore in chiropratica?

La carriera di chiropratico dura da cinque a sei anni universitari, al termine dei quali si diventa “dottore in chiropratica”. Attualmente, il laureando italiano in chiropratica non ha altra alternativa che quella di frequentare una università straniera riconosciuta e pertanto deve dimostrare una buona conoscenza della lingua inglese.

La chiropratica è anche una pratica di prevenzione

Spesso ci si abitua ad uno status, pensando di stare bene, senza rendersi conto che si potrebbe stare ancora meglio.

Dovremmo sempre più spesso ricordare che il dolore è il fine di un processo molto complicato e che già sin dal primo segnale, seppur lieve, deve essere visto come un avvertimento da parte del corpo.

Va, infatti, sottolineato che le problematiche posso presentarsi anche molto prima della comparsa del dolore e perciò sarebbe opportuno considerare la chiropratica anche da punto di vista preventivo, ambito in cui risulta essere molto utile ed efficace.

Un controllo chiropratico periodico, anche in assenza di sintomatologia dolorosa, migliora l’assetto dell’apparato neuro-muscolo-scheletrico e fa sì che possano essere evitati disturbi fastidiosi, o dolorosi come il mal di schiena e ulteriori, spesso invalidanti, problemi che ne conseguono.

Il nuoto: mille benefici, ma anche qualche rischio

In occasione della “Giornata mondiale dell’acqua” appena trascorsa (ricorre il 22 marzo di ogni anno), che celebra l’acqua quale risorsa essenziale per molti aspetti legati alla vita e alla nostra quotidianità, questo articolo è volto ad annoverare i benefici per l’organismo che derivano non solo dalle proprietà dell’acqua, ma anche dalla pratica di uno degli sport più diffusi e ad essa collegato: il nuoto.

Secondo i dati Istat del 2016, in Italia, circa tre milioni e mezzo di persone praticano il nuoto come attività fisica e la “domanda” di questa pratica sportiva è sempre più in crescita.

I benefici del nuoto: tra corpo e mente

I benefici del nuoto si riflettono sulla salute, sulla forma fisica e sull’umore. Ha la peculiarità di rinforzare il sistema cardiocircolatorio, respiratorio e l’apparato scheletrico, di supportare la capacità di apprendimento e di concentrazione, oltre che a favorire la fiducia in se stessi.

Il nuoto è spesso consigliato dai medici quale attività utile ad ogni struttura fisica e fascia d’età: da un lato, si tratta di uno sport in grado di far lavorare tutti i muscoli del corpo; dall’altro lo svolgimento in acqua va ad alleggerire notevolmente il carico sulle articolazioni, semplificando i movimenti del corpo e rendendo questo sport alla portata di tutti.

Nuotare con regolarità permette di definire e tonificare muscolatura e fisico, ma le proprietà benefiche sono ancor più rilevanti in relazione alla salute. Il nuoto è un’attività aerobica in grado di:

  • Rendere più efficiente il metabolismo energetico;
  • Abbassare i valori del colesterolo, supportando così la regolarizzazione di quelli glicemici e la riduzione della pressione arteriosa;
  • Ridurre la frequenza cardiaca a riposo, aumentare la gittata cardiaca e diminuire il rischio di malattie cardiovascolari.

L’acqua, inoltre, esercita sul corpo in movimento un massaggio che produce effetti benefici sulla macro e microcircolazione.

Infine, è di importante menzione l’aspetto psicologico e gli effetti positivi che la pratica del nuoto ha su di esso: l’immersione, la sensazione di leggerezza e lo stato meditativo, quando si nuota, sono tutti fattori che contribuiscono al rilascio di endorfine, alleviando i sintomi di ansia, stress e depressione.

Nuotare: un’attività per ogni fascia d’età

Nuoto e bambini

Consigliato sin dall’età evolutiva, il nuoto rappresenta quell’attività motoria utile ad un corretto sviluppo del bambino, in quanto in grado di prevenire atteggiamenti preparamorfici ed ipermorfici.

Il nuoto, inoltre, favorisce la capacità respiratoria dei piccoli, rendendo più efficiente la vascolarizzazione cardiocircolatoria e, conseguentemente, permettendo anche un miglioramento in termini di capacità di sforzo e recupero.

Da un punto di vista intellettivo, sociale ed affettivo, il nuoto è anche in grado di supportare lo sviluppo dei processi percettivi, di insegnare e favorire la collaborazione ed il controllo dell’emotività.

La pratica del nuoto nell’anziano

Negli ultimi anni il nuoto è divenuto una delle discipline più scelte dagli anziani. Si tratta, infatti, di uno sport molto utile in presenza di malattie dell’apparato muscolo-scheletrico, come possono essere rigidità, osteoporosi e osteoartrosi. Inoltre, questo tipo di attività, grazie al galleggiamento in acqua e all’assenza di gravità, è in grado di proteggere le giunture e la colonna vertebrale.

Il tuffo, oltretutto, anche se semplicemente da bordo vasca, risulta essere un buon allenamento per controllare l’equilibrio e prevenire le cadute.

Rischi e traumi

La “spalla del nuotatore”

Pur essendo il nuoto una delle attività sportive meno traumatiche per via dell’effettiva assenza di carico in acqua, anch’esso può causare sovraccarichi funzionali e portare ad infortuni.

La problematica più diffusa è sicuramente la cosiddetta “spalla del nuotatore”, un disturbo di tipo infiammatorio legato ai tendini della cuffia dei rotatori. Solitamente, il dolore, sintomo dell’infiammazione, si manifesta proprio quando si ripete quel movimento della spalla che ha dato origine alla lesione.

La terapia più appropriata per questo tipo di patologia è la fisioterapia, focalizzata sulla riduzione del dolore e dello status infiammatorio, nonché sul recupero della funzionalità dell’articolazione e la prevenzione di recidive.

Se necessario, all’approccio manuale si possono integrare tecniche meccaniche come la tecarterapia, o le onde d’urto per rendere il trattamento ancor più mirato ed efficace.

Altre tipologie di disturbi legati al nuoto

La “spalla del nuotatore” è sicuramente il disturbo più conosciuto, ma esistono altre tipologie di traumi, sempre di natura infiammatoria, come patologie dei legamenti, la sindrome del patello femorale, la sinovite del ginocchio e la tendinite agli estensori del piede. Anche in questi casi si tratta di disturbi che possono essere trattati attraverso l’approccio fisioterapico.

Altresì situazioni di sovrallenamento, o di adozione di movimenti errati durante la pratica possono causare fastidi alla schiena e a livello lombare. Il nuoto è, inoltre, sconsigliato per la cura di problematiche legate alla scoliosi.

Un valido alleato per la riabilitazione

Quello del nuoto risulta essere uno sport particolarmente utile anche per scopi riabilitativi a seguito di lesioni, o infortuni. È un’attività armonica, a basso impatto, assimilabile ad una forma di stretching attivo che, assieme a sedute di rieducazione posturale, può aiutare a simmetrizzare il lavoro muscolare.

Chi ama il proprio corpo, ama sentirsi in forma e prendersi cura di sé e del proprio benessere, può senza dubbio optare per il nuoto quale scelta sportiva consapevole. L’acqua è nostra amica e nella pratica sportiva la chiave è condividerne lo spirito; basti pensare che i gesti del nuoto sono i più simili a quelli del volo: l’acqua dà alle braccia quello che l’aria offre alle ali.

“SPALLA CONGELATA”: NON TUTTI I DOLORI SONO UGUALI

Moltissimi pazienti si presentano per dolori a livello della spalla tendenzialmente con limitazione nell’esecuzione dei movimenti e accentuata dolorabilità durante le ore notturne. Questo poiché la spalla è una delle articolazioni più mobili presenti nel corpo umano e precocemente va incontro ad usura. È bene sapere che non tutte le problematiche di spalla sono uguali e vanno inquadrate e gestite correttamente.

In questo articolo affronteremo i problemi riguardanti la spalla congelata.

COME SI PRESENTA IL PAZIENTE CON SPALLA CONGELATA:

Il paziente con spalla congelata si presenta tendenzialmente con il braccio addotto lungo il fianco e ruotato internamente, può avere anche una perdita di tono muscolare a livello del deltoide per il non uso. Alla palpazione clinica da parte dello specialista il paziente riporterà dolorabilità generalizzata a tutta la spalla e posteriormente a livello dei trapezi.

Inoltre, il soggetto non riuscirà a muovere il braccio, in particolare risulteranno impossibilitati i movimenti di flessione (esempio: portare un oggetto su di una mensola posta ad altezza occhi o oltre) e di rotazione esterna (possiamo immaginare il gesto di pettinarsi i capelli). Ed è proprio la mancanza di rotazione esterna che fa propendere il clinico a porre diagnosi di spalla congelata e a differenziarla con altri dolori tipici di questa regione anatomica come: problematiche a livello della cuffia dei rotatori o calcificazioni.

LE TRE FASI DELLA SPALLA CONGELATA:

questa problematica è caratterizzata da tre fasi:

1) fase di congelamento: 10-36 settimane. Il paziente si presenta con dolore e rigidità nella zona della spalla senza traumi apparenti. Il dolore è costante, peggiora la notte e ha poca risposta ai farmaci. È importante eseguire una tempestiva fisioterapia per poter migliorare la sintomatologia e per cercare di recuperare i movimenti.

2) fase adesiva: si verifica intorno ai 4-12 mesi. Il paziente riporta meno dolore, ma permane rigidità e impossibilità nell’eseguire i movimenti in particolare nella rotazione esterna. È importante eseguire una corretta riabilitazione al fine di recuperare le funzionalità perse.

3) fase di risoluzione: richiede dai 12-42 mesi. Grazie alla fisioterapia e alla terapia farmacologica arriviamo nella fase della risoluzione in cui gradualmente il dolore migliora e la limitazione di movimenti inizia a risolversi.

COME VA TRATTATA?

spalla congelata - clinica massarenti

È importante una valutazione tempestiva della sintomatologia da parte degli specialisti (medico ortopedico o fisioterapista) in modo tale da poter procedere tempestivamente al recupero dei movimenti e alla limitazione del dolore.

Il dolore di spalla non deve essere temuto, ma inquadrato e riabilitato. E ricorda: anche se il dolore insorge in un breve lasso di tempo il recupero è lento e graduale, non avere fretta di muovere la spalla e affidati ad una corretta riabilitazione.