All’interno di questa categoria sono raccolti tutti gli articoli del blog che trattano le terapie ed i trattamenti riguardanti l’articolazione del ginocchio.

Ginocchio del saltatore

EZIOLOGIA

Il ginocchio del saltatore, anche noto come tendinopatia patellare, è una condizione dolorosa del ginocchio causata da piccole e continue sollecitazioni al tendine rotuleo, ovvero quella struttura elastica e molto resistente che vincola la rotula alla tibia. Queste sollecitazioni sono causate da un accumulo di stress sul tendine stesso. Come richiama il nome, la patologia è comune in atleti che fanno sport che prevedono salti, come la pallavolo, atletica leggera (in particolare salto in lungo e salto in alto) e il basket. Colpisce i ragazzi di entrambi i sessi che svolgono attività sportiva intensa e con poco riposo tra una sessione e l’altra di allenamento. 

Inizialmente la patologia veniva classificata come uno stato infiammatorio, con i recenti studi si è dimostrata l’assenza di cellule pro-infiammatorie all’interno del tessuto. Sono i continui microtraumi che determinano dei cambiamenti all’interno del tendine stesso.

 CLINICA

Tipicamente la patologia interessa il polo inferiore della rotula, dove si inserisce il tendine rotuleo (come indicato dalla freccia nella figura 2). Un’altra localizzazione meno frequente è a livello dell’inserzione prossimale dei tendini del quadricipite sul polo superiore della patella e a livello della tuberosità tibiale (prominenza ossea a presente sulla porzione anteriore della tibia).

Esistono dei fattori predisponenti la patologia, quali: lassità legamentosa, valgismo o varismo delle ginocchia, un’eccessiva grandezza della rotula, stati infiammatori pregressi e un’eccessiva forza d’azione dei tendini dei muscoli sul ginocchio.

Vi sono anche fattori estrinseci che possono portare a sviluppare la patologia, come: sovraccarico durante l’allenamento, frequenze ravvicinate di training, livello di performance degli atleti, terreno duro su cui ci si allena.

Il paziente si presenta con i seguenti sintomi: gonfiore e calore a livello  della rotula, rigidità di ginocchio durante un’attività fisica intensa oppure in salti o squat, dolore continuo anche durante le attività della vita quotidiana (come salire e scendere le scale), sensazione di debolezza muscolare al quadricipite, mancanza di miglioramento anche alla cessazione dell’attività sportiva.

DIAGNOSI

La diagnosi è medica e viene condotta tramite specifiche domande sull’attività sportiva, sulla posizione mantenuta dal paziente durante il gesto atletico e tramite l’esame obiettivo che il clinico svolge attraverso test ortopedici specifici (figura 3).  Il medico si avvale inoltre di esami diagnostici come la radiografia in antero-posteriore e latero-laterale in modo da evidenziare al meglio le strutture ossee e per osservare se è conservata la regolarità delle stesse (da notare che, per i primi sei mesi dall’insorgenza dei sintomi, la radiografia non rileva alterazioni strutturali a livello patellare); anche l’ecografia muscolo-tendinea può risultare utile ai fini diagnostici (è una metodica non invasiva che utilizza onde sonore ad alta frequenza per analizzare i fasci muscolari e i tendini del corpo ed eventuali loro alterazioni); infine, per completare l’indagine, il medico potrà prescrivere la risonanza magnetica (RMN). Questo esame evidenzia meglio il quadro clinico mostrando il grado di tumefazione dei tessuti circostanti all’articolazione del ginocchio e possibili edemi ossei. 

STADI DELLA PATOLOGIA

La patologia è caratterizzata da quattro stadi di evoluzione del dolore: dolore dopo l’attività sportiva; dolore che si presenta prima dell’attività sportiva che scompare dopo il riscaldamento e può riapparire con la fatica dell’esercizio fisico; dolore durante l’attività e a riposo; rottura del tendine.

È inoltre utile classificare la patologia in tre stadi in accordo con i sintomi: patologia acuta, i sintomi sono presenti fino a 6 settimane; sub acuta, i sintomi sono presenti dalle 6 alle 2 settimane e cronica, i sintomi sono presenti per più di 3 mesi.

La prognosi dipende dal grado di infiammazione e da quanto sono presenti i sintomi; questi aspetti devono essere sempre valutati e diagnosticati dal medico competente.

TRATTAMENTO RIABILITATTIVO

Non vi sono evidenze scientifiche specifiche su quale possa essere il trattamento gold standard per questa condizione. Si è comunque visto come una tempestiva diagnosi gioca a favore del decorso della malattia. Possono essere prescritti FANS (anche se la patologia non è a carattere infiammatorio) o antidolorifici, che devono sempre essere somministrati sotto diagnosi e prescrizione medica.

Anche la fisioterapia nelle prime fasi della malattia può essere di grande aiuto. Secondo Rodriguez-Merchan et al, gli esercizi in eccentrica possono essere una valida proposta per la risoluzione della sintomatologia (figura 4). È importante anche la valutazione del gesto atletico da parte del terapista, il quale dovrà, attraverso un corretto programma riabilitativo, migliorarne l’esecuzione per permettere un ritorno in campo funzionale del ragazzo.

La terapia chirurgica risulta essere la scelta quando il trattamento conservativo non porta miglioramenti ed il dolore del paziente diventa cronico.

DIAGNOSI DIFFERENZIALE

La patologia del saltatore può essere confusa con altre patologie, come: Osgood Schlatter, problematiche a livello dei menischi, sindrome patello-femorale, borsite a livello del ginocchio (come mostrato in figura5), sublussazione rotulea, o condromalacia.

Ribadiamo l’importanza di condurre l’atleta dal medico o dal fisioterapista per un corretto inquadramento della patologia. 

 

CONLUSIONI

Questo articolo non ha lo scopo di diagnosticare nessuna patologia, ma vorrebbe sensibilizzare: genitori, allenatori e educatori dell’età evolutiva, a non sottovalutare questo tipo di dolore riferito dai loro ragazzi. Consigliamo di rivolgersi ad uno specialista per una tempestiva diagnosi e trattamento.

 

SINDROME DI OSGOOD SCHLATTER

La sindrome di Osgood Schlatter o Osteocondrosi è un processo degenerativo dell’estremità tibiale anteriore a livello del ginocchio.

Questa patologia prende il nome da chi la descrisse per la prima volta nel 1903 dal Dottor Robert Osgood e dal Dottor Carl Schlatter e con il termine Osteocondrosi si indica un gruppo di patologie che riguardano l’osso e la cartilagine e che hanno una causa degenerativa.

 

La OSD (Osgood Schlatter Disease) è caratterizzata dalla presenza di dolore e gonfiore a livello della tuberosità tibiale, prominenza ossea appena al di sotto della rotula. È una patologia tipica dell’età adolescenziale dovuta a ricorrenti stress in trazione (continue sollecitazioni e attivazioni) da parte del muscolo quadricipite sulla tuberosità e microtraumi a livello della stessa in fase di accrescimento.

In chi si manifesta?

Tipicamente si presenta maggiormente nei maschi tra i 12-18 anni (incidenza del 72%), mentre nelle bambine si presenta prima, intorno agli 8-12 anni. La OSD, in circa 20-30% dei casi, può insorgere in entrambe le ginocchia. (figura 1).

La diffusione della sindrome tipicamente maschile può essere dovuta alla partecipazione maggiore all’attività sportiva da parte dei ragazzi ed alla rapidità dello sviluppo nell’età adolescenziale rispetto alle femmine.

In chi svolge attività sportiva si presenta maggiormente (21% della popolazione) contro un 4,5% dei soggetti sedentari.

Come si presenta??

I pazienti con OSD presentano dolore nella porzione anteriore del ginocchio durante l’attività o nelle ore appena successive, sintomatologia che però migliora con il riposo.

Se si applica una pressione nella regione del tubercolo tibiale e al tendine patellare (figura2) si ha dolore. Inoltre, tutte le attività che richiedo l’attivazione del quadricipite (come ad esempio calciando il pallone o saltando) aggravano la sintomatologia perché sollecitano l’inserzione del tendine. Il dolore può essere rievocato chiedendo al paziente un’estensione del ginocchio contro resistenza.

 

Come si fa diagnosi?

La diagnosi di OSD viene fatta dallo specialista attraverso domande e test ortopedici specifici, l’osservazione clinica e l’esame obiettivo del paziente, integrati dalla radiografia in modo da valutare al meglio la tuberosità tibiale e osservare se è conservata la regolarità delle strutture anatomiche (ad esempio se ci sono lesioni del tendine o infiammazione della cartilagine) (come indicato dalla freccia nella figura 3).

L’esame che potrà ritenere opportuno effettuare il medico specialista, è la risonanza magnetica (RMN) in grado di evidenziare meglio il quadro clinico mostrando il grado di tumefazione dei tessuti circostanti all’articolazione del ginocchio e possibili raccolte di liquido infiammatorio intorno all’osso (figura 4).

Cosa Fare??

La OSD ha una risoluzione spontanea dopo un periodo di cessazione dall’attività fisica (circa 6 mesi), utilizzo di ghiaccio locale e Farmaci antinfiammatori, ma i pazienti riportano comunque dolore nel lungo periodo (>24 mesi dalla diagnosi).

10°

E’ possibile utilizzare un tutore (figura 5) che blocca i movimenti del ginocchio per 6-8 settimane. Per ridurre l’attività muscolare, in particolare della porzione di quadricipite che estende il ginocchio, durante il periodo di inattività, dopo il quale, è possibile il rientro graduale all’attività sportiva senza dolore nel giro di 2-4 settimane.

Ascoltate i ragazzi

Vorremmo sensibilizzare genitori, allenatori ed educatori dei ragazzi di quest’età a non sottovalutare il dolore da loro riferito. Molte volte infatti la patologia è presente e misconosciuta e non riconducibile a traumi pregressi o fratture.

Lo specialista saprà consigliarvi per una tempestiva diagnosi e trattamento.