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Scoliosi idiopatica: disturbi e trattamenti nel bambino

Indice

  1. La scoliosi idiopatica

  2. Gli organi a rischio nella scoliosi idiopatica

  3. Il trattamento della scoliosi infantile

  4. Conclusioni

La scoliosi idiopatica è una patologia a carico della colonna vertebrale che si manifesta in età pediatrica.

La nostra colonna vertebrale non è “dritta”, seppur possa sembrarlo. Osservandola lateralmente ci si accorge che, in realtà, è curvilinea, simile ad una “S” molto allungata. La colonna vertebrale è, quindi, naturalmente “curva”.

Si parla di scoliosi quando la colonna vertebrale vista posteriormente (anziché lateralmente), non appare dritta, ma mostra una maggiore sporgenza di una delle due metà del torace.

In presenza di scoliosi, le vertebre, invece di essere allineate e appoggiate l’una sull’altra, sono ruotate verso destra, o verso sinistra.

La scoliosi idiopatica

Clinicamente, il termine “scoliosi” indica una curva patologica della colonna vertebrale, accompagnata da una rotazione delle vertebre. Nella sua forma infantile viene detta “idiopatica”, in quanto non se ne conosce la causa.

Si parla di scoliosi idiopatica quando viene diagnosticata per la prima volta tra la nascita e i 3 anni di età. Si tratta di una patologia che solitamente si risolve spontaneamente, anche se vi sono rari casi in cui può progredire fino a raggiungere livelli di deformità piuttosto gravi.

Incidenza

I dati mostrano che negli Stati Uniti l’incidenza della scoliosi infantile sulla popolazione sia del 2-3%, in Gran Bretagna tra il 2% e il 4% e in Italia tra lo 0,4 e il 4%. Le scoliosi che si presentano in forme leggere, o moderate, colpiscono maggiormente la popolazione femminile, mentre le forme più severe della patologia, che sono molto rare, tendono a colpire soprattutto i maschi.

La maggior parte dei bambini che sviluppano curve anomale della colonna vertebrale lo fanno nei primi sei mesi di vita. Pur trattandosi di una condizione rara che rappresenta meno dell’1% di tutti i casi di scoliosi, quella infantile è una delle forme più gravi accertate in ortopedia pediatrica.

La scoliosi idiopatica ha una velocità di peggioramento maggiore rispetto a quella adolescenziale, in quanto è direttamente proporzionale alla velocità della crescita. I bambini che sviluppano la scoliosi prima dei 5 anni di età hanno più probabilità di avere anomalie cardiopolmonari nell’infanzia.

Cause

Nonostante la causa alla base dell’insorgenza della scoliosi infantile sia sconosciuta, vi sono tuttavia alcune teorie avvalorate da diversi studi scientifici.

Oltre alla teoria di tipo genetico, esiste una teoria, supportata da dati epidemiologici, la quale ipotizza che la scoliosi potrebbe derivare da una compressione della colonna vertebrale durante la crescita fetale a causa di pressioni esercitate dalle pareti dell’utero su un lato del corpo del feto.

Nei neonati con scoliosi, infatti, vi sono numeri più elevati di plagiocefalia, un leggero appiattimento di un lato della testa, e di displasia dell’anca che si presenta sullo stesso lato della curva scoliotica della colonna.

Diagnosi

Solitamente una visita pediatrica rileva la scoliosi infantile entro i primi sei mesi di vita di un bambino. Generalmente, la patologia si presenta con una singola curva toracica a sinistra, ma è anche possibile che la curvatura interessi sia la zona toracica, che lombare.

A seguito di un sospetto di scoliosi, vengono prescritti ulteriori accertamenti, come esami:

  • Neurologici;
  • Della testa;
  • Della schiena;
  • Delle estremità;

per verificare la possibile presenza di plagiocefalia e altre anomalie.

Gli organi a rischio nella scoliosi idiopatica

In caso di malformazioni molto gravi dovute alla scoliosi, il primo organo a risentirne è il polmone: non trovando spazio a sufficienza per svilupparsi correttamente, può comportare problemi di natura respiratoria.

La crescita incide sul peggioramento della malformazione della colonna, per tale ragione i bambini con scoliosi ad esordio precoce sono più a rischio. Lo spazio a disposizione per l’incremento del volume dei polmoni risulta ridotto e ciò può causare una significativa compromissione della normale respirazione.

Un altro organo a rischio in presenza di questa malattia è il midollo spinale. Anche se sono rari casi in cui la gravità della curva della colonna possa effettivamente determinare una compressione del midollo spinale, se ciò avviene, può causare problemi neurologici difficilmente, o, addirittura, non curabili.

Un altro aspetto da non sottovalutare sono la deambulazione compromessa e le limitazioni che da essa ne derivano, le quali possono avere risvolti negativi anche sullo sviluppo psicologico del bambino.

Il trattamento della scoliosi infantile

Il trattamento della scoliosi infantile prevede l’osservazione, l’ausilio del corsetto, la fisioterapia, oppure la chirurgia.

La probabilità di guarigione spontanea della scoliosi infantile è abbastanza elevata e proprio per questo l’osservazione rimane il primo metodo di trattamento.

Tuttavia, in caso di progressione della malformazione della colonna vertebrale con angolo di Cobb superiore a 20-25°, viene indicato il trattamento ortesico, ovvero l’utilizzo di un busto rigido.

Le scoliosi infantili possono, in alcuni casi, peggiorare nonostante l’uso dei busti correttivi e arrivare a deformità che richiedono un trattamento chirurgico.

La fisioterapia

Il trattamento fisioterapico può contribuire a contenere la deformità nei bambini.

La modalità di trattamento varia in base al tipo di scoliosi, alle conseguenze associate, all’angolo di Cobb, all’età del paziente, agli altri eventuali trattamenti attuati e alla tipologia di evoluzione della deformità.

La gestione della scoliosi infantile è complessa sia nei suoi meccanismi fisiopatologici, che nei suoi fattori evolutivi.

L’efficacia della sola fisioterapia nel ridurre la progressività dell’angolo di Cobb è controversa, nonostante alcuni panorami mostrino risultati positivi.

Gli esercizi risultano comunque essere efficaci nella riduzione degli effetti secondari della scoliosi infantile, come i disturbi dell’equilibrio, i disallineamenti posturali e l’asimmetria muscolare. Inoltre, l’associazione tra fisioterapia e trattamento con corsetto risulta in una maggiore efficacia della terapia rispetto al trattamento con solo corsetto.

La chiropratica

Attraverso la manipolazione vertebrale, tipica dell’approccio chiropratico, si può migliorare la mobilità di quelle aree della colonna divenute rigide per via delle curvature scoliotiche.

Il chiropratico, oltre che poter utilizzare tecniche terapeutiche manuali per “ammorbidire” l’area, può integrare anche degli esercizi posturali con lo scopo di alleviare significativamente i sintomi percepiti.

Il trattamento osteopatico

Durante la visita osteopatica il paziente scoliotico viene analizzato in maniera statica e dinamica attraverso movimenti e piegamenti. Valutazioni utili al fine di verificare la funzionalità di muscoli, legamenti e la gravità delle asimmetrie.

Da un punto di vista osteopatico, questa patologia deriverebbe principalmente da una compressione della colonna vertebrale tra la regione cervicale e quella sacrale e, pertanto, il compito dell’osteopata è quello di aumentare la mobilità della colonna vertebrale, ripristinando l’equilibrio muscolare e mobilizzando il bacino.

Conclusioni

È importante ricordarsi sempre che la colonna vertebrale ci sostiene per l’intero corso della nostra la vita.

Sottovalutare alterazioni e deformità posturali nelle delicate fasi evolutive dell’età pediatrica potrebbe avere conseguenze dirette sul bambino di oggi e l’adulto di domani.

“Mani che curano”: la chiropratica

Il corpo umano è un sistema molto complesso, basato su funzionamento e funzionalità calibrati (per natura) alla perfezione.

Nel corso della vita è normale, però, andare incontro a traumi, assumere posture errate, subire operazioni, oltre che dover anche fare i conti con altri tipi di fattori, come l’inquinamento ambientale, cibi addizionati artificialmente e stress emotivo, i quali generano disfunzioni che spesso si traducono in problemi riscontrabili in fastidi e dolori, come il mal di schiena.

Per affrontare e risolvere questo tipo di problematiche, senza dover ricorrere all’uso di farmaci, si può far riferimento all’aiuto di una professione sanitaria, basata sulla disciplina olistica, che si occupa della salute della persona nella sua interezza: la chiropratica.

Con il termine ”chiropratica” si intende una tipologia di medicina alternativa incentrata sulla manipolazione manuale della colonna vertebrale e sul benessere della persona, che trova il suo fondamento nell’equilibrio coesistente tra aspetto biochimico, strutturale e psicologico.

Quando la comunicazione tra sistema nervoso centrale (i.e. cervello e midollo spinale), muscoli e organi periferici funziona, i tre aspetti sopracitati lavorano in armonia e la persona è considerata essere in buona salute.

Una corretta struttura, allineamento e funzionalità della colonna vertebrale, quindi, sono necessari per il giusto funzionamento ed equilibrio dell’apparato neuro–muscolo-scheletrico ed è proprio su questo principio che si fonda la chiropratica.

Si calcola che, tra vita sedentaria e posture scorrette, l’80% della popolazione adulta soffra almeno una volta nella vita di lombalgia e cervicalgia e proprio per tale ragione, sempre più persone, oggigiorno, si affidano alle mani sapienti del chiropratico.

Chiropratica: un po’ di storia

Il termine “chiropratica” deriva dall’unione di due parole greche: “keir” e “praxis“, “mano” e “azione”. Di conseguenza, il significato letterale di chiropratica è “azione manuale“, o “azione con le mani“.

Secondo la definizione fornita dal Consiglio Generale di Chiropratica (General Chiropractic Council, o GCC), questa forma di medicina alternativa rappresenta “una professione sanitaria che ha interessi per la diagnosi, il trattamento e la prevenzione delle malattie meccaniche del sistema muscolo-scheletrico e per gli effetti che le suddette malattie hanno sulle funzioni del sistema nervoso e sullo stato di salute generale“.

Portata alla luce nel 1895 dal suo fondatore, il canadese Daniel David Palmer, la chiropratica ottenne i primi riconoscimenti da parte delle comunità mediche e da parte dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) solo negli anni ’90. In Italia, il suo riconoscimento legale risale al 2007. Nel corso degli anni, la chiropratica è stata riconosciuta anche dalla medicina classica in molti paesi del mondo. Negli Stati Uniti, ad esempio, è una terapia rimborsata dal sistema sanitario pubblico.

Per Daniel David Palmer molte malattie e disturbi muscolo-scheletrici sono il frutto di disallineamenti della colonna vertebrale, che non consentono al flusso di “energia vitale”, insito all’interno del corpo e generatore di salute, di scorrere fluentemente nell’organismo.

Cosa fa il chiropratico?

Il dottore in chiropratica, utilizzando criteri basati sulla biomeccanica e sulla neurologia, attraverso tecniche manuali sofisticate, riesce ad individuare le disfunzioni primarie e, conseguentemente, ad agire ripristinando il giusto funzionamento della colonna vertebrale, dell’apparato muscolo scheletrico e del sistema nervoso.

Riconducendo i problemi strutturali del corpo a squilibri tra articolazioni e nervi, e in particolare a quelli che riguardano la colonna spinale, il chiropratico, tratta il disturbo agendo a livello della colonna, così da evitare che possa interferire con i nervi presenti, provocandone la sublussazione e dando luogo a vari sintomi, come ad esempio: mal di schiena, dolore alla cervicale, cefalea, dolori alle spalle e collo, parestesia agli arti, sciatalgie, disturbi del ciclo mestruale e diversi altri disagi.

Oltretutto la chiropratica non cura solo il benessere del corpo, ma anche quello della mente attenuando i disturbi legati alla depressione e all’ansia.

Prima visita e trattamento

La peculiarità del lavoro svolto dal chiropratico è rappresentata dalla cosiddetta “manovra di aggiustamento”, che, con il ripristino del corretto stato della colonna, conduce il corpo all’auto-guarigione. È proprio durante la manovra di aggiustamento che avviene il caratteristico “scrocchio“, detto “scroscio articolare”, provocato dalla improvvisa diminuzione della pressione intra articolare con annessa produzione di formazioni gassose all’interno del liquido sinoviale delle articolazioni.

Durante la prima visita il chiropratico fa una valutazione ortopedica, neurologica e funzionale del paziente per capire se è idoneo ad essere sottoposto ai trattamenti. Normalmente, le sedute si svolgono con cadenza settimanale per poi, lentamente, distanziarsi su archi temporali maggiori. Quando la situazione si è stabilizzata, è molto utile fare dei controlli regolari, per poter mantenere le correzioni nel corso del tempo e, soprattutto, per evitare una recidiva.

Accade, a volte, che dopo il primo trattamento i sintomi si possano acutizzare. È bene ricordare che ciò è assolutamente normale, poiché il corpo sta reagendo, passando per un periodo di transizione, prima di raggiungere l’equilibrio dovuto.

Come si diventa dottore in chiropratica?

La carriera di chiropratico dura da cinque a sei anni universitari, al termine dei quali si diventa “dottore in chiropratica”. Attualmente, il laureando italiano in chiropratica non ha altra alternativa che quella di frequentare una università straniera riconosciuta e pertanto deve dimostrare una buona conoscenza della lingua inglese.

La chiropratica è anche una pratica di prevenzione

Spesso ci si abitua ad uno status, pensando di stare bene, senza rendersi conto che si potrebbe stare ancora meglio.

Dovremmo sempre più spesso ricordare che il dolore è il fine di un processo molto complicato e che già sin dal primo segnale, seppur lieve, deve essere visto come un avvertimento da parte del corpo.

Va, infatti, sottolineato che le problematiche posso presentarsi anche molto prima della comparsa del dolore e perciò sarebbe opportuno considerare la chiropratica anche da punto di vista preventivo, ambito in cui risulta essere molto utile ed efficace.

Un controllo chiropratico periodico, anche in assenza di sintomatologia dolorosa, migliora l’assetto dell’apparato neuro-muscolo-scheletrico e fa sì che possano essere evitati disturbi fastidiosi, o dolorosi come il mal di schiena e ulteriori, spesso invalidanti, problemi che ne conseguono.

Gravidanza: prevenzione posturale e riabilitazione post-partum

La gravidanza, pur essendo una condizione assolutamente normale rappresenta anche l’evento umano più straordinario in assoluto: è uno dei periodi più particolari nella vita di una donna.

Quando scopre di essere incinta, la donna può provare un insieme di emozioni contrastanti, raggiungendo l’apice della felicità da una parte e quello delle preoccupazioni e dei cambiamenti dall’altra, e proprio per questo, diviene importante comprendere quali comportamenti ed abitudini sia meglio adottare durante questi nove mesi.

La gravidanza è un evento molto delicato sotto molti aspetti: da quello biologico, a quello psicologico, fino a quello sociale e a quello affettivo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità stabilisce che “la promozione della salute e del benessere in gravidanza implica il prendersi cura della donna come persona, ossia nella complessità degli aspetti biologici, psicologici e socio-affettivi”.

I cambiamenti del corpo in gravidanza

In pochi mesi il corpo si modifica per adattarsi all’evoluzione del feto in tutte le sue fasi, accogliendolo, proteggendolo e nutrendolo.

La crescita del feto durante la gravidanza implica una necessaria “riorganizzazione” del corpo e della postura della mamma per renderli più funzionali. Questo avviene sia a livello degli organi pelvici e dei muscoli addominali, sia a livello dell’aumento volumetrico dell’utero, che influenza l’assetto del tronco e degli arti inferiori.

Il mantenimento dell’elasticità dei muscoli del tronco e del bacino sono indispensabili per consentire di attraversare in modo sereno questo periodo, senza incorrere in disturbi che, una volta insorti, possono essere difficili da trattare.

In questo periodo il corpo della donna subisce molti cambiamenti: l’aumento dell’addome, il condizionamento fisico, la nuova postura, le variazioni ormonali, i muscoli addominali che si distendono; cambiamenti che sono spesso causa di dolori a livello lombare, pubico e sacro-iliaco. Difatti, il dolore lombare ha un’alta incidenza in gravidanza: ne soffre tra il 50 ed il 90% delle donne ed è una condizione che può rendere più difficile il parto e che, in circa il 25- 40% dei casi, può protrarsi anche dopo la nascita del bambino.

I trattamenti di supporto

È molto importante che questo processo ed i cambiamenti ad esso annessi, seppur naturali, non incontrino particolari ostacoli che possano creare difficoltà. Se la donna in passato ha subito traumi, incidenti, interventi chirurgici, questi cambiamenti corporei possono essere causa di dolori durante la gravidanza.

Gravidanza e trattamento fisioterapico

Un modo per ovviare a questi disagi, evitando che si trasformino in patologia, c’è e viene definito “fisioterapia preparatoria”.

Si tratta di un insieme di tecniche e programmi specifici che aiutano le mamme durante la gestazione; utili per la prevenzione del mal di schiena e per mantenere una postura corretta in gravidanza.

La fisioterapia è importante anche nella prevenzione della diastasi degli addominali. Infatti, il suo compito è quello di elasticizzare la muscolatura attraverso esercizi mirati volti a migliorare la respirazione, limitare crampi e gonfiore agli arti inferiori, preparare il bacino al parto ed “educare” la paziente all’importanza della riabilitazione del pavimento pelvico post-parto.

Utile è anche “l’istruzione” all’igiene posturale nella prevenzione di cervicalgie, dorsalgie e tendiniti agli arti superiori.

Gravidanza e trattamento osteopatico

Anche l’osteopatia risulta un valido aiuto e un supporto per garantire una gravidanza più facile e piacevole, rendendo più funzionali le strutture che hanno perso un proprio equilibrio.

L’osteopata lavora, quindi, attivamente sul corpo della paziente con tecniche dolci finalizzate a rilassare i tessuti e a recuperare la mobilità di articolazioni e muscoli.

L’intervento osteopatico è utile sin dai primi mesi della gravidanza in quanto si possono prevenire da subito la presenza di eventuali rigidità articolari e muscolari che, peggiorando negli ultimi mesi della gravidanza, potrebbero essere causare dolori.

I due approcci, fisioterapico ed osteopatico, sono quasi sempre integrati l’uno con l’altro, perché consentono di ottenere maggiori risultati e di rendere la paziente autonoma con esercizi che possono essere facilmente riprodotti a casa.

Gravidanza e trattamento chiropratico

Un’altra tecnica a cui è consigliabile affidarsi in stato di gravidanza è quella chiropratica.

Negli ultimi anni la chiropratica ha aiutato numerose donne in status di gravidanza sia per quanto riguarda le nausee mattutine che per il parto vero e proprio. Ci sono studi che affermano che donne in gravidanza che vengono trattate da chiropratici hanno un parto più rapido e meno doloroso.

Affidarsi ad un chiropratico durante la gravidanza è importante per mantenere l’allineamento pelvico, affinché non venga compromessa la quantità di spazio disponibile per lo sviluppo corretto del bambino e per evitare quindi la cosiddetta “restrizione intrauterina”. Altri effetti benefici riguardano la riduzione della durata del travaglio e del parto, nonché la riduzione della possibilità di incorrere in un parto cesareo e la diminuzione degli attacchi di mal di testa.

Riabilitazione fisioterapica post-partum

Il post-partum e il puerperio rappresentano un periodo importante di recupero psicofisico che richiede un programma di assistenza adeguato.

I disturbi che più si manifestano durante il periodo del puerperio riguardano le disfunzioni urinarie, le algie lombosacrali e pelviche persistenti e l’indebolimento dei muscoli addominali.

Durante la gravidanza, i muscoli addominali si affaticano e si rilassano. Dopo il parto quindi, risulta importante ritonificare la fascia addominale con una adeguata terapia riabilitativa la quale avviene solo dopo la riabilitazione perineale, se necessaria, al fine di evitare conseguenze negative su un perineo non stabilizzato (perdite urinarie, discesa di organi).

Questo tipo di riabilitazione ad effetto restitutivo ed antinfiammatorio deve essere eseguita da un fisioterapista, in quanto non si tratta di addominali classici, che appesantiscono il pireneo, ma di addominali ipopressivi che mirano a ridurre la pressione all’interno dell’addome.

Anche i problemi della pelle che bisogna affrontare dopo il parto possono essere sottoposti al trattamento fisioterapico, il quale può contribuire al ripristino della struttura dei tessuti,
favorendo una rapida guarigione della sutura esterna ed interna dell’utero (i.e. delle cicatrici).

Il consiglio del medico

Per evitare dolori alla schiena, frequenti soprattutto nell’ultimo trimestre quando il peso del pancione spinge sulla fascia lombare, è importante riservare alla schiena e alla postura assunta un’attenzione di riguardo sin dall’inizio della gravidanza. Con le giuste accortezze e con la terapia mirata, inoltre, si può ambire al ritorno alla normalità dopo il parto e, affinché sia possibile, occorre che le donne siano ben informate, sostenute e accompagnate lungo tutto il percorso di gravidanza e anche nel periodo immediatamente successivo, supportando un recupero a tutto tondo ed ottimale del fisico e della mente.